"Se ci sono due o più modi di fare una cosa,
e uno di questi modi può condurre a una catastrofe,
allora qualcuno la farà in quel modo.

(Edward Murphy)

La sanità investirà sull'Open source

Mar, 29/09/2009 - 00:00 -- arturu
Tux linux

Diagnosi precoce, prevenzione, appropriatezza della cura. Principi fondamentali della sanità che consentono al paziente di sentirsi più protetto e sicuro, soddisfatto nei suoi bisogni di salute, tranquillo nell'affidarsi ad un équipe medica o ad un sistema organizzativo sanitario in grado di assistere il paziente a 360 gradi e in modo tempestivo ed efficace Talvolta però non bastano la capacità e la professionalità dei medici, servono apparecchiature all'avanguardia e strumentazioni tecnologiche e innovative. Gli operatori sanitari devono essere in grado di scambiare le informazioni in tempo reale, devono poter accedere alle cartelle cliniche e ai reperti medici rapidamente senza ostacoli procedurali e organizzativi.

La sanità oggi non sembra essere in grado di sostenere la razionalizzazione di questi processi, convinta che una riorganizzazione globale sia sinonimo di costi aggiuntivi che i bilanci delle aziende sanitarie non possono coprire. L'utilizzo invece dell'Open source (letteralmente “sorgente aperta”) o del free software (sofware libero) può offrire una valida e qualitativa alternativa alla lentezza e alle difficoltà incontrate nell'interscambio di informazioni all'interno di un'azienda o di una struttura ospedaliera. Si tratta di uno strumento informatico rivoluzionario, ormai già presente sul mercato e in via di espansione, che nel giro di pochi anni è destinato ad aprire nuovi orizzonti in molti settori e campi lavorativi, nell'ottimizzazione dei processi gestionali e organizzativi anche della sanità pubblica e privata.

Con l'Open source - insieme di software distribuiti gratuitamente e corredati dei relativi codici sorgenti - un programma, o sistema operativo, deve rispettare i canoni del codice aperto, ossia dovrà essere liberamente diffusibile (senza costi o restrizioni, tipiche del software proprietario) ed anche personalizzabile attraverso la libera accessibilità ai codici sorgenti dell'applicativo stesso. In tal modo, chiunque avesse necessità di estendere un software (già solido e specializzato) con ulteriori funzionalità adatte a specifiche e soggettive esigenze, avrà la possibilità di realizzare tali modifiche in piena autonomia, senza dover chiedere autorizzazioni o versare pagamenti alla software house (casa produttrice di software).

Solo dunque con la condivisione dei programmi è possibile trovare il “pacchetto informatico” più idoneo e vantaggioso per il proprio sistema procedurale e organizzativo e adeguarlo alle nuove esigenze che via via si presentano. Claudio Saccavini, Cio del Dipartimento di Scienze medico-diagnostiche-Terapie speciali dell'Università di Padova, che sarà a Rovigo all'Open source Expo 2007 per la conferenza dal titolo “Open source e Open standard per lo sviluppo della sanità elettronica: potenzialità e opportunità”,
è uno studioso nonché grande sostenitore dell'applicazione dell'Open source nella sanità. “Oggi le aziende sanitarie e le strutture ospedaliere gestiscono un numero esponenziale di informazioni – avverte – e non basta più il supporto cartaceo. A Padova, ad esempio, si è passati in Radiologia dalla gestione di 250 immagini a 7-8.000 l'anno, è evidente che si rischia l'entropia delle informazioni dei clinici. Il vero problema non è l'informazione al paziente, ma la comunicazione interna tra i professionisti che devono poterle integrare e condividere. L'Università di Padova ha creato, utilizzando il sistema Open source, un programma per la gestione dati tra il reparto di Endoscopia e Radiologia, in modo che i referti medici o le indagini ragiologiche possano essere visionate in tempo reale”. Ma sono molte altre le applicazioni, come ad esempio per la cartella clinica elettronica, per l'organizzazione del centro unico di prenotazione, per la distribuzione dei farmaci a domicilio.

Secondo Saccavini però le difficoltà non si incontrano tanto nell'utilizzo delle tecnologie, quanto nella formazione delle risorse umane. “Per l'acquisto di una Tac o di una risonanza magnetica i fondi si trovano, ma il più delle volte le direzioni generali delle Ulss non calcolano o non prendono in considerazione poi i costi indotti, quelli della formazione che, se non attivata, di fatto frena la crescita e l'innovazione”. Così per il docente universitario diventa un luogo comune pensare che l'informatizzazione porti solo ad un vantaggio economico. “Bisogna essere più lungimiranti e pensare ai benefici a medio-lungo termine. Alle direzioni generali delle Ulss interessano il controllo di gestione e l'economia di scala, ai medici gli aspetti clinici. Ecco che con l'Open source ci può essere la giusta mediazione e integrazione tra le due esigenze. Il sistema sanitario sta cambiando e sono convinto che finito il tempo delle tecnologie d'avanguardia si apra la scommessa dell'adozione dei sistemi informatici Os e dell'automazione dei processi. Mi auguro anche che arrivi il momento degli investimenti nelle risorse umane”. I progetti che riguardano l'innovazione tecnologica trovano solitamente fondi e contributi a livello nazionale e regionale, ma il problema è che l'approccio all'Open source viene opzionato principalmente in centri di eccellenza. “Ci sono casi sporadici, come l'Ulss di Arzignano dove l'Os è stato applicato nell'ambito di un progetto per la gestione della privacy, che purtroppo rimane fine a se stesso – spiega Saccavini -. Sarebbe opportuno che il ministero finanziasse il “riuso” di questi sistemi aperti, in modo che le esperienze e le progettualità fossero messe a disposizione di tutti i soggetti interessati. Uno sforzo lo sta facendo in tal senso il Cnipa che ha creato un Osservatorio nazionale sull'Open source, uno strumento unico a livello europeo. E fa molto bene il responsabile Vittorio Pagani a lanciare l'idea di una community gestita dal ministero, perché fondamentale per chi accede all'open source è proprio la condivisione dei vari software e programmi, il riuso insomma. Non è solo un problema di fondi e finanziamenti, ma di entrare in un nuovo modo di pensare, in uno stile di vita che sostiene la cooperazione anche nella pubblica amministrazione in genere”.

Fonte datamanager.it